Il Natale cristiano

14:53


Buon pomeriggio gente, e buona Vigilia a tutti voi! Come la state trascorrendo? In casa tra mille preparativi per l'arrivo del parentame al gran completo, o in giro per negozi alla caccia di quei regali che avete rimandato per intere settimane? Per me né l'una né l'altra opzione: coi regali sono a posto - brava me! - e per i preparativi...dai, c'è tempo! Piuttosto stavo curiosando sul blog di Costanza Miriano e ho trovato un suo bellissimo intervento sul Natale cristiano. Ne condivido con voi alcuni pezzi che ho apprezzato particolarmente, per tutto il resto che avrei da dirvi...dai, c'è tempo!


È vero, a volte a Natale ci si ritrova coinvolti in un meccanismo non del tutto scelto consapevolmente, con la corsa finale a lanciarsi sotto la saracinesca dell’ultimo negozio del quartiere rimasto aperto, quando, alle 19,29 del 24 si apprende con orrore che la vicina di casa sta passando a “fare gli auguri” – nome in codice dell’operazione regalo inatteso – mentre le calze per andare a cena dalla zia sono bucate, e non  si ritrovano i pacchetti per i cugini (nascosti troppo bene due mesi prima), e non si è ancora avuto tempo di recitare le ultime preghiere, magari quelle dell’ultimo giorno della novena (per fortuna la strada verso casa della zia è lunga). 
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Inevitabilmente finisce che parte delle energie vengano destinate a pratiche e consuetudini che abbiamo in comune con i non credenti, ma proprio qui noi dobbiamo segnare la nostra differenza, sforzandoci di dare a ogni gesto il senso vero che deve avere per noi, alla luce di Dio.
Il regalo alla vicina, anche se magari ci ritroviamo a farlo solo per convenzione sociale, perché non si può non fare, possiamo sempre rivestirlo del significato vero, magari con un biglietto scritto con un po’ di cura, o con un gesto, con una parola, con un abbraccio, qualcosa che dica: questo regalo significa che Gesù si è fatto uomo anche per te, e ti vuole salvare. Viene a chiamarti e a bussare alla porta del tuo cuore.
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Il centro della festa, al di là di tutti i preparativi, è la messa, è chiaro, e a partire da quella noi organizziamo tutti gli impegni dei giorni di festa, tanto che abbiamo finito per modificare l’usanza che c’era in una parte della famiglia, di distribuire i regali la tarda sera della vigilia: alle undici salutiamo tutti e ci avviamo verso la messa con i bambini.
Detto questo, non concordo neanche con chi vuole un Natale del tutto spoglio, senza regali, senza troppe luci e feste e cene. Il senso di tutto è che Gesù ha deciso di farsi uomo, e di prendere tutta la natura umana (tranne il peccato) e di salvarla. Gesù quindi ha redento tutto di noi, anche lo stare insieme e anche i regali, e la festa e i regali dicono proprio questo: la morte non avrà l’ultima parola, Dio si è fatto uomo, la vita umana è redenta, siamo pazzi di gioia e festeggiamo perché sappiamo in chi è riposta la nostra speranza.
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Per il resto, regali ragionevoli e feste anche con chi non crede vanno vissuti con il cuore ben fisso al senso ultimo. Anzi, proprio trascorrere il tempo con parenti e persone che non si vedono spesso può essere un’occasione per dire una parola o fare qualcosa che avvicini a Gesù chi si è dimenticato che è lui il vero festeggiato. Chissà, magari si può cercare di raschiare via una vecchia ruggine tra due membri della famiglia, o ricordarsi di invitare quello che non viene mai invitato, e anche fargli un piccolo regalo proprio sapendo di non riceverne niente in cambio.
(Costanza Miriano, Siamo pazzi di gioia)

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